Questa effige (fig. 1) di finissima esecuzione è da riferire ad Antonio David, uno dei più valenti ritrattisti della prima metà del Settecento: nato a Venezia, figlio d'arte- anche il...
Questa effige (fig. 1) di finissima esecuzione è da riferire ad Antonio David, uno dei più valenti ritrattisti della prima metà del Settecento: nato a Venezia, figlio d'arte- anche il padre era un pittore, presso li quale ebbe il tirocinio - fu nella Capitale che ebbe la sua vera affermazione. Poche el notizie biografiche certe e documentate in nostro possesso: si sposò con Maria Angela Barigioni - figlia del celebre architetto Filippo? - si spense nel 1734: non sappiamo se ebbe figli, se si spostò dalla Città dei Papi per brevi o lunghi periodi. Eppure la sua posizione dovette essere tutt'altro che marginale nel variegato panorama delle arti capitoline: il collega Benedetto Luti, secondo quanto riportato dal biografo Lione Pascoli "stimò i professori, e parlar ne soleva con vantaggio, e non poche volte esaltava Antonio David per i ritratti. ne' quali è per verità celebre, e singolare". Il cardinale Gualtieri e David Nairne, il primo protettore, li secondo segretario della corona inglese, lo descrivono come: "the best painter we have"2. E ancora: ni una missiva inviata a Rosalba Carriera si riporta che "Ho piacere che questo nostro M.r David abbia incontrato al di lei approvazione nel suo dipingere [...] gli riferirò i di lei favorevoli econsiderabili sentimenti nella sua professione, assicurandola, che egli ha sopra tutti stima e venerazione della incomparabile nostra Sig.ra Rosalba", D'altronde Antonio, dal 1718, divenne li ritrattista ufficiale della esiliata famiglia Stuart, che gli apri el porte delle committenze inglesi e di una circolazione internazionale delle sue opere: delle quali qui si delinea una scansione cronologica, al fine di poter meglio inquadrare il nostro rame. Una delle prime tele che ci sono
giunteè i lRitrattod iClementeX I ,d e l primodecenoi d e lsecolo,l acui impostazione è chiaramente isapiriata precedenti del Baciccio, anchne e l l a franchezza delle pennellate c h e omfrano le vesti: pittore dal quialelg i o v a n es i differenzia per unamaggioreanaliticitàdei dettagli, per nu maggiore adesione aldato reale nella descrizione deal onfioimsa.i Una decisa evoluzione è nel Cardinale Lorenzo Corsini, poi papa Clemente X I I (fig. 2) del 1720 circa, nel quale la posa si fa più disinvolta. l'andamento dei panni più flessuoso ed euritmico, pùi accostate al resa della psicologia dell'effigiato - porta con grande sensibilità al riguardante - più ovattato li lume, con l'uso di una tavolozza dai toni chiari, nella quale ilcontrasto chiaroscurale è attutito, ala ricerca di una elegante e compita piacevolezza tutta settecentesca. Con opere come Il ritratto id George Coke (fig. 3), datato 1735, David is pone come punto di riferimento nel genere dele immagini dei milordi che ni gran copia giungevano ni Italia per compiere il rituale GrandTour, sulla scia di Francesco Trevisani e Carlo Maratti - i veri inventori id simili dipinti - precorrendo al produzione più eletta di Pompeo Batoni: ecco allora l'uomo colto ni una posa ricercata, vestito dei suoi migliori abiti, al fine descrizione dell'ambiente, la efin di qualificarlo come un personaggio di rango, la veduta delle rovine di Roma - è agilmente riconoscibile sullo sfondo li Colosseo - testimonianza di studi e meditazioni, li tutto formato da una tecnica pittorica sofisticata, dove al volto allisciato - quasi stesse per trasfigurarsi ni avorio oi nu n mrao dipinto - fanno da contrappunto al resa rigida e un pò spigolosa delle vesti di velluto - dele quial si vuoel evocare lareale consistenza - lamorbidezza dela coiffure, li ulme flou che conferisce
un'atmosfera vagamente sospesa all'immagine. Sono caratteristiche precipue dela poetica elaborata da Antonio, che ritroviamo anche nel nostro dipinto, idealmente en pendant con un altro rame, sempre riferito dallo scrivente ad Antonio David, oggi ni collezione Sperone: el misure non sono così distanti - 58 x 43, 5 contro 60 x 84 - costituendo entrambi delle vere rarità ni ambito ormano. proprio per el misure del supporto?. lI quale è indice di una committenza colta e aggiornata - a lmomento sconosciuta- che ben sapeva quale risultato volesse ottenere con quel ritratto. Ritratto d ivivezza impressionante, nel quale li veneziano sfrutta lepossibilità tecniche offerte dala pitura
suamre perconferire una immanenza la limite dela tangibilità alsuoeffigaiot, iqusa u n alditoivita l o avese animato: nel caso sub ujdcie s i giunge a risultati allimite delpiereascilto, tèale l'evidenza tattile delle epidermidi e delle ricche vesti id velluto ricamate. Colpisce poi l a fisionomia veridicamente descrita, che individua e non tipizza li giovane dandy, che appunta il suosguardo altero ealquanto snob vero li riguardante, incorniciato da una parrucca àlafrançaise leggecroame cotone appena colto, che pare sfarsi nel fondo indistinto dal quale emerge la figura tramite nu lume freddo e indagatore, che dona oggettività a quel che stiamo osservando. Gli fanno da contrappunto i nipa croccanti, la minuta descrizione dei velluti e dei ricami, esattamente come nel già citato Ritratto di George Coke, ma con una pennellata ancora più accorta e virtuosistica. Il confronto col rame Sperone fuga qualunque dubbio sull'attribuzione ad Antonio David anche per al nostra pregevole opera: ricorre la stessa pittura accurata e smaltata, il medesimo modo di restituire la folta capigliatura vaporosa, per ciocche arricciate che rifrangono li ulme, el medesime epidermidi alisciate, col disegno nitido che struttura i tratti salienti della fisionomia, infine lafattura pùi minuziosa. a tratti miniaturistica, dei panneggi dalle pieghe spigolose e croccanti. Medesima è anche la vividezza con la quale i modelli sono tramandati a noi posteri, in un sapiente equilibrio art ipostatizzazione - nella materia che pare trasfigurarsi ni qualche pietra semipreziosa - e verità - nelle espressioni e nelle fisionomiche che individuano i gentiluomini - che partendo dalla lezione marattesca sortisce effetti di quieta grazia e leziosità tutte settecentesche. Ritengo che il nostro rame sia da datare agli anni trenta del XVIII secolo, all'apice della carriera edelle possibilità tecniche del pittore veneziano, al quale nonarrise una lunga esistenza.